In Ucraina forse solo una falsa lettura della grande civiltà europea alla quale tutti apparteniamo
Mario Di Mauro
A quanto pare si va ponendo come problema la stessa propria lingua madre, quello per tutti sempre creduto il 'marchio di fabbrica' di una popolazione. E la questione sembra essere cruciale, persino rispetto alla propria esistenza e sopravvivenza. La domanda è d'obbligo dunque: si tratta di forma solo regionale l'ucraino? Un dialetto locale della lingua russa o c'è dell'originalità nella sua propria riconosciuta musicalità come tra i linguisti si sostiene, la tipicità di un parlato ucraino in sè? Tale da scatenarci una vera e propria guerra distruttiva di vite umane?
Mancano le parole, e difettano persino i concetti con cui elaborare quello che chiamiano 'un ragionamento', quel modo del fare cognitivo con cui leggiamo le stesse avvventure di quell' "homo sapiens sapiens" nel farsi "homo economicus". E secondo Henri-Louis Bergson, che ne sapeva non solo di psicologia ma anche di biologia, addirittura "homo faber",ad indicare l’attitudine a trasformare la realtà. "Homo faber" in quanto capace di creare oggetti con cui fabbricare altri oggetti, strumenti per creare strumenti. Proprio come è stato per la lingua quando anch'essa si è fatta strumento, forse il più complesso strumento mai costruito dall'uomo.
Sì, una lingua per comunicare con gli altri. Un problema serio ieri come oggi, ma divenuto nello scorrere del tempo molte cose a volte facili a volte difficili, alcune buone altre cattive. Una dinamica prolifica di eventi anche perchè culturalmente sensibile nell'associarvi usi e i costumi di un gruppo di umani inevitabilmente modulati da fattori di ogni natura.
Ecco allora il nomadismo ed ecco la pastorizia, ecco gli scontri ed ecco la convivenza e la solidarietà tra diversi.
(Pubblicato su DIRIGERE LA SCUOLA N.5 Maggio 2022)
Cosa rimane e come rimane della prima Federazione balcanica negli odierni sistemi educativi nazionali? (Seconda parte)
Mario Di Mauro
(Tratto da DIRIGERE LA SCUOLA N.3/2019)
La Bosnia Erzegovina è costituita attualmente da due entità, la Repubblica serba di Bosnia Erzegovina (Republika Srpska) e la Federazione di Bosnia Erzegovina (Federacija BiH) a cui va aggiunto il Distretto di Brčko, un territorio autonomo posto al confine con Serbia e Croazia, parte di entrambe le entità bosniache e da entrambe amministrato.
La Federazione di Bosnia Erzegovina è suddivisa a sua volta in cantoni autonomi, 10 in tutto con propri governi e ciascuno con il proprio Ministero dell'Istruzione. Vale anche per il Distretto di Brcko che non ha ministeri ma dipartimenti e quindi anche quello per l'Istruzione.
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Avviato con molte novità e ancor più dinamismo progettuale il nuovo settennio del programma più aperto e inclusivo del mondo.
Mario Di Mauro
Già ufficialmente presentato dalla Commissione a marzo, stringato ed essenziale come sempre, secondo l'UNIBO Magazine del 20 luglio scorso, l'annuncio del nuovo Erasmus Plus 2021-2027 al Senato accademico dell'Università di Bologna, l'Alma Mater Studiorum più antica del mondo. Università, utile ricordare, che pur aprendo al Medioevo, ne ha sempre contestato il luogo comune del periodo storico-sociale più buio d'Europa, mostrandone viceversa la forza creatrice di una vera e propria rivoluzione di civiltà.
Un ateneo, quello di oggi tra i protagonisti sia nel cosiddetto "Processo di Bologna" che nella nascita dello 'Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore'.
E' stato proprio a Bologna che si è svolto di recente "The Bologna Process goes Global: fundamental values of the EHEA beyond 2020" , un grande evento per un grande processo di armonizzazione dei vari sistemi di istruzione superiore europei. Processo avviato alle soglie del nuovo millennio con la famosa dichiarazione dell'Unione europea sul valore di quanto denominato 'Area Europea dell'Istruzione Superiore'. Già manifesto sin da subito l'impegno per un suo allargamento al maggior numero possibile di paesi anche oltre la stessa Europa dell'Unione.
Nasceva proprio a ridosso del nuovo millennio in effetti il modo nuovo di pensare a ciò che doveva diventare l'Erasmus di più di dieci anni prima. Che seppure non ancora 'Plus' costituiva già una vera e propria rivoluzione cultural.
8pubblicato su DIRIGERE LA SCUOLA N.4 Aprile 2022)
Tra modi digitali e pratiche analogiche, cosa sta succedendo tra insegnanti e allievi nella scuola europea?
Mario Di Mauro
(Tratto da DIRIGERE LA SCUOLA N.2/2019)
Non è mai stato come oggi l'interesse nei confronti di certe disposizioni attribuite all'insegnante nel comunicare in classe. Di tutto quel repertorio di condotte in parte naturali in parte acquisite che conosciamo come "relazione insegnante-allievo", e che oggi fa discutere più di quanto dovrebbe.
A crescere sono le parole e soprattutto i referenti ai quali puntano, vuoi che si tratti di ambiti di studio della comunicazione sociale, della psicologia o persino della stessa clinica medica. Occhi puntati insomma su quanto da tempo eravamo abituati a conoscere e a trattare più semplicemente come comportamenti verbali e non verbali.
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Se progettata e persino programmata, in che modo 'l'imprenditorialità' può farsi educazione tra i banchi di scuola?
Mario Di Mauro
Non erano ancora giunte in Europa che già si dissertava sulle 'charter schools' per come tenevano bene insieme pubblico e privato in quel continuo sperimentare varianti educative nelle scuole di tanti stati americani. Scuole, le 'charter schools', finanziate con fondi pubblici ma gestite in modo privato. E quindi con responsabilità dirette sia organizzative che didattiche su obiettivi e curricoli di ogni scuola locale. Una formula quella pubblica-privata che come noto già da metà del secolo scorso puntava ad ambienti di apprendimento di successo, tanto per il sociale educativo quanto per l'attività professionale in sè. Formula del resto già nota perchè a priori vincente comunque, proprio come lo era anche per le più quotate ed esclusive 'magnet schools', o al limite per le stesse 'indipendent schools'. A testimonianza di uno sforzo di generale ripensamento educativo e di una forte richiesta di partecipazione sociale.
Da allora molti gli anni trascorsi assieme ad altrettanti cambiamenti, sin dal modo in cui fu lo stesso "pubblico" a riflettere sulle proprie responsabilità e sulla stessa visione del modo di fare scuola.
Implicata e sottesa una maggiore apertura al dialogo col "privato" riconoscendone le legittime attese ma da soddisfare entro spazi comuni di reciproca libertà. Certamente mai tanto essenziale, a fronte di un progresso tecnologico ben oltre l'immaginabile anche sui modi dell'interagire socio-educativo dell'istruzione, da sempre fattore primario per eccellenza.
Già solo questo, una vera e propria sfida per una contemporaneità in cui ciascuno si affanna a riprogettarsi nell'affrontare scenari che causano smarrimento. Scenari che mostrano argini sugli stessi valori del 'conoscere', tra sapienza scientifica e perizia tecnologica. Spesso senza averne dell'una e dell'altra reale contezza.
(pubblicato su DIRIGERE LA SCUOLA N.3 Marzo 2022)
Scuola di ieri, scuola di oggi nella ex-Jugoslavia
Cosa rimane e come rimane della prima Federazione balcanica negli odierni sistemi educativi nazionali? (Prima parte)
Mario Di Mauro
(tratto da DIRIGERE LA SCUOLA N.1/2019)
E' stato a giugno scorso che la Commissione europea ha messo nero su bianco, inviando una sua comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e a quello delle Regioni. L'oggetto, piuttosto rilevante e non solo: un impegno definitvo e immediato da prendere nei confronti dei Balcani occidentali, per una loro rapida incorporazione nell'Unione.
Ma ancora più importanti le tesi sottese dalla Commissione nel sostenerlo: da una parte il riconoscimento ufficiale dell'appartenenza dei paesi balcanici al modello di sviluppo comunitario, dall'altra l'evidente interesse socio-politico dell'Unione come soggetto portatore di valori comuni da rafforzare. Peraltro già espressi e condivisi nell'aver accelerato anni fa le procedure per la Slovenia divenuta membro ufficiale nel 2004 e per la Croazia nel 2013.
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Se da tutti dichiarato insostituibile rimane spesso un'arte la sua spendibilità tra le tante declinazioni di mercato da un paese all'altro.
Mario Di Mauro
E' usuale ormai da tempo parlare di 'post-secondaria' per intendere quell'estesa famiglia di predicati che fanno da connettivo proprio come di ogni vivente nel tenere insieme parti distinte di un intero permeandone la sostanza. Nel caso dell'istruzione, quanto dato appartenente alla secondaria ma anche alla terziaria disponendo di ogni quant'altro sia già esperito tra pre-vissuto e/o pianificato. Si potrebbe dire, di quello spazio ancora disomogeneo che testimonia via via codificandone le sequenze il modo proprio d'essere di ciascuno dei due livelli di istruzione.
Sta qui il crescente interesse nel seguirne le vicende, dato anche che a far riflettere sulla post-secondaria è soprattutto il suo articolarsi come strumento di progressiva professionalizzazione, vuoi economica ma al fondo strutturalmente socio-culturale. Vive infatti del continuo differenziarsi a livello di 'impresa' in ogni parte d'Europa arricchendone le diverse potenzialità. Come nei settori di area medio-piccola così ben rappresentati in Europa da economie come la nostra.
Non solo interessante come fenomeno ma rilevante nel leggerlo dal punto di vista di ciascun sistema di istruzione e formazione e dei rispettivi indirizzi scolastici. In qualche modo senza più certi vincoli tra obbligo e post-obbligo nel modo stesso di guardare al mercato e ai titoli di qualificazione e certificazione ai quali assegnare un proprio valore motivante.
( pubblicato su DIRIGERE LA SCUOLA N.2 Febbraio 2022)
Cosa è? Come funziona? A cosa serve?
Tre questioni cruciali nei processi di apprendimento di un bambino, ma che la "Finlandia Education" prova a far diventare il prossimo successo mondiale della sua scuola.
E' risolutivo o solo accomodante il 2030 dell'Agenda OECD per poter competere con profitto tra continenti?
di Mario Di Mauro
Oggi è comune leggere il reale usando spesso nuovi lessici. Tutti intriganti anche se a tratti appiccicosi come capita nel tecnologico ormai dominante perchè abituale per ogni bisogno. Esemplare l'accoppiata 'intelligenza' e 'artificiale' nell'ormai onnipresente forma del parlato inglese "AI", buona per tutte le occasioni pertinenti o meno che siano.
Favorevoli certamente le opportunità del semplificare ma anche le riflessioni dubbiose vuoi sui contesti, vuoi sulla stessa sostanza del sapere.
In senso approssimato e per difetto l'Intelligenza Artificiale sarebbe una forma di intelligenza di cui si può dotare un sistema digitale. A tal punto, si dice, da farsi autonoma e in forma nativa, come si pensa sia di ogni vivente e di quello umano in modo singolare. Se questione dalle molte facce e dai tanti resoconti, non è da sottostimarne tuttavia anche i risvolti e le incidenze indeterminate. Ma non per il gioco che ne può fare una giovane mente curiosa o per quello che ne fa quell'intreccio di tante menti comunitarie noto abitualmente come 'senso comune' . Ciò su cui ci si sofferma è altro, è in quale misura di tale stato di cose ne subiscano le ricadute quei sistemi sociali che per mandato ne sono più sensibili. Come nel caso dei sistemi educativi e di quelli scolastici in modo più diretto e organico.
( da DIRIGERE LA SCUOLA - N.1 Gennaio 2022)