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DIRIGERE LA SCUOLA N.12/2020
Può chiamarsi scuola una scuola in … mascherina? EDITORIALE Di Vittorio Venuti
Premetto che non ci sono intenzioni polemiche dietro il titolo di questo editoriale, ma un’esortazione ad analizzare la situazione che si vive nella scuola primaria e nella prima classe della secondaria di primo grado, a maggior ragione da quando si è disposto che gli alunni devono indossare la mascherina anche in posizione statica, ovvero per tutto il periodo di permanenza dentro l’edificio scolastico. Peraltro, il variegato dispiegarsi della pandemia sta promuovendo la sospensione delle lezioni in presenza a macchia di leopardo, calendarizzata per tempi che si decidono difformemente da zona a zona. Il che significa già che la scuola, giocoforza, non sta seguendo una uniformità di percorso su tutto il territorio nazionale con ricadute differenti, comunque e in ogni caso, sulla qualità del funzionamento. A questo punto vale la pena proporre un inciso: la solerzia nel comunicare le date delle prove Invalsi non poteva essere evitata, visto che già l’anno scolastico si è avviato tra molte incertezze e viene al seguito di un altro anno che è stato massacrato dalla pandemia? O forse si tratta di un atto dovuto?
Al di là della questione Invalsi (che comunque dovrà fare i conti, al termine dell’epidemia e per gli anni immediatamente successivi, con profili di funzionamento delle scuole e restituzioni degli apprendimenti da parte degli alunni “a macchia di leopardo”), qualche considerazione su come si è andata profilando la scuola primaria varrebbe la pena farla.
Scontato che i Dirigenti scolastici in primis, coadiuvati dai collaboratori e dai Direttori SGA, nonché dai docenti e dal personale ATA si sono prodigati in maniera straordinaria sacrificando del proprio per garantire apertura e funzionamento delle scuole, non sono poche le difficoltà organizzative che ancora adesso stanno affliggendo gran parte delle istituzioni scolastiche, rese ancora più problematiche dalla “irrequietezza” che si cela dietro le mascherine indossate dai bambini. Problematiche che attengono principalmente al fatto che la loro capacità comunicativa e di adesione al lavoro scolastico è decisamente ridotto per gran parte di loro e per molti pressoché impedito (pensiamo ai bambini con BES), ma problemi si riscontrano, in molte situazioni, per una instabile configurazione dei docenti ed una ricerca ancora in atto di supplenti.
La Ministra Azzolina ha ripetuto, instancabilmente, che infanzia e primaria non possono chiudersi, perché “rispetto a marzo la situazione è diversa, la scuola all’interno si è molto preparata”, adducendo anche una forte suggestione psicopedagogica: “Si deve pensare ai rischi derivanti dalla chiusura delle scuole, rischiamo un disastro dal punto di vista psicologico, dello sviluppo formativo, sociologico, educativo di un bambino. Un bambino che in Campania o in altre Regioni deve imparare a leggere e scrivere non può farlo semplicemente da dietro uno schermo”.Posizione apprezzabile e condivisibile, ma contestabile per diversi aspetti: Non è vero che le scuole sono sicure come genericamente si sente dire, perché ogni apertura comporta rischi e insicurezza, e la scuola, che è una comunità aperta può non produrre infezioni ma le riceve, le riproduce e le esporta. Riguardo all’uso delle mascherine, non mi fiderei molto di chi dice che i bambini possono indossarle senza rischi per la salute. Non c’è nessuna prova al riguardo, ma tutti noi stiamo provando della insofferenza, stanchezza, difficoltà ad indossarla a lungo. Al di là di ciò, dovremmo considerare la possibile sofferenza oltre che fisica anche psicologica dei bambini, ai quali si chiede insistentemente di rimanere imbalsamati, distanti, attenti, concentrati e operativi in un ambiente e in uno scenario che non sono dei più confortanti. Si ha idea di come l’uso della mascherina incida sull’ossigenazione dell’organismo e del cervello in particolare? E di come incida sull’apprendimento e sulla socializazione?
Questi rilievi non sono posti a sostegno del“chiudiamo la scuola” ma della opportunità di non usare i bambini come schermo politico, permanendo inalterati i tempi, gli spazi, le modalità didattiche tal quali. Anche le indicazioni sul ricorso alla didattica online non fanno altro che ricalcare i parametri della didattica in presenza raccomandando la replica dell’orario settimanale al 100 per cento.
Allora viene da chiedersi sul serio se questa che si sta svolgendo sia vera scuola, in maschera o a distanza che si svolga! Guardiamo i bambini al di sopra della mascherina, guardiamoli negli occhi e cerchiamo di capire cosa comunicano: possiamo immaginare una nuova didattica che faccia a meno del feedback della voce, della comunicazione orale e di tutti quei metamessaggi che un viso sgombro sa trasmettere. Ci sono bisogni psicofisiologici che la scuola deve sapere e voler garantire se insiste nel voler funzionare in presenza, naturalmente rivedendo i parametri organizzativi che si ostina a voler replicare.
La ripresa settembrina della scuola è stata tormentata e ancor più lo è nel prosieguo dovendo fare i conti con un riaccendersi di focolai Covid che la costringono ad un continuo stato dall’erta e al ricorso a misure di contenimento, quarantene, sospensione di intere scolaresche, all’ombra di un nuovo lockdown che prelude a chiusure parziali e/o anche totali all’interno delle “zone rosse”. Michela Lelladescrive bene lo scenario che si è disegnato nel contributo “Una scuola apri e chiudi”, ponendo in evidenza le ripercussioni sulla didattica di certo pesantemente condizionata. In tutte le istituzioni scolastiche si lavora con il fiato sospeso e con il timore di non riuscire più a gestire le situazioni di contagio che assumono i contorni più disparati. Regna un clima di crescente allarmismo nel quale il dirigente scolastico funge da parafulmine e cerca di dotarsi di strumenti efficienti per far fronte alle esigenze dettate dal diffondersi dei contagi negli ambienti scolastici.
Nel settembre scorso il Ministero dell’Istruzione ha siglato un protocollo d’intesa con il C.N.O.P. (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) nel quale vengono definiti i criteri e le modalità per disciplinare l’attivazione di un supporto psicologico alle istituzioni scolastiche di ogni ordine, dal settore dell’infanzia alle Superiori. Filippo Cancellieri riprende il concordato e ne fa una disamina in “Verso il servizio di psicologia scolastica”.Si tratta di un passo significativo considerato che numerose proposte e disegni di legge sull’argomento si sono succeduti negli anni senza produrre effetti significativi.
Francesco Nuzzaciintroduce ad una riflessione su“La didattica a distanza e la sua esigibilità contrattuale”, significando l’opportunità che si regoli la didattica digitale in modo serio e puntuale in ordine a tempi, tipologie, modus e inerenti responsabilità, quindi anche le tutele dei soggetti coinvolti. È indubbio, infatti, che la didattica digitale, integrata o esclusiva, involge profili di micro-organizzazione, di competenza del dirigente scolastico ma che, sfociando in un accordo, vincola le parti e si riflette sul rapporto di lavoro, per contro materia di contrattazione in senso stretto, cioè di necessaria soluzione negoziata tra le parti.
Focalizza un altro aspetto delle conseguenze del Covid 19 Stefano Stefanel che, in “Il rapporto tra le scuole e gli enti locali”, descrive come la situazione emergenziale lo abbia profondamente mutato, riscrivendo i confini delle competenze e rendendo più evidenti le reciproche difficoltà nei rapporti istituzionali. La figura che più si è diversificata rispetto alla situazione precedente è quella del dirigente scolastico, divenuto punto di riferimento privilegiato per tutti i soggetti pubblici esterni. L’articolo riporta una interessante mappatura di come si sono spostati i rapporti dentro l’emergenza, con ricadute sullo sviluppo successivo della vita scolastica non facilmente prevedibili.
Segue un lungo e robusto articolo di Paolo Pieri che, in “Se questa è una scuola sicura”, riportaun capitolo tratto dal libro “Cronache, riflessioni e visioni - Reportage dalle scuole ai tempi del Coronavirus”,edito dall’Associazione Culturale “Modifica81”. Il libro è viaggio ideale attraverso alcune scuole in diverse regioni d’Italia che testimonia il drammatico periodo del lock-down e la conseguente totale sospensione delle attività didattiche dello scorso anno scolastico, iniziata il 5 marzo 2020.
“La solitudine ovvero l’analfabetismo emotivo dei nativi digitali”è il titolo della riflessione che proponeGiacomo Mondelli e che si sviluppa a partire dall’esito di uno studio sul rapporto dei ragazzi con le nuove tecnologie, secondo il quale a 15 anni, mediamente, i ragazzi hanno già trascorso oltre 10.000 ore con i dispositivi tecnologici. Inoltre, sottolinea la ricerca, più della metà degli adolescenti, tra i 15 e i 20 anni, accusa difficoltà a prendersi una pausa dall’uso di tali strumenti, tanto da essere indotti a controllare lo smartphone ogni sei minuti. Per contro, si registrano due vantaggi: la tecnologia per loro è “trasparente” ed ha senso.
La stagione di emergenza sanitaria sta evidenziando la straordinaria capacità della scuola di riorganizzarsi per riscontrare il bisogno di vicinanza e di prossimità rispetto ai nuovi bisogni e alle inevitabili fragilità che le contingenze hanno portato con sé. Filippo Sturarone tratta in “Continuare il dialogo educativo… a distanza!”rilevando come la didattica a distanza sia evoluta verso un nuovo paradigma che ne ha valorizzato la dimensione di prossimità e di vicinanza, assicurando nella maggior parte dei contesti la presa in carico educativa e il diritto all’istruzione costituzionalmente previsto.
Le istituzioni scolastiche in questo particolare periodo di emergenza sanitaria per la necessità di garantire agli alunni bisognosi la possibilità di usufruire della modalità della “didattica a distanza”, hanno messo a loro disposizione, mediante la concessione a titolo gratuito, dispositivi digitali quali personal computer e tablet. Sandro Valenteriprende l’argomento in“Concessione di beni in uso gratuito”presentando la parte modulistica di competenza.
Il Ministero dell’Istruzione ha diramato l’annuale circolare prot. 36103 del 13/11/2020 con le indicazioni per disciplinare le modalità relative alle cessazioni dal servizio e pensionamenti del personale scolastico e dei Dirigenti scolastici aventi effetto dal prossimo primo settembre 2021.Se ne parla nell’articolo diLuciana Petrucci Ciaschini.
Per il suo contributo,“Dallo specchio al mosaico. Più di due modi di pensare e di apprendere”, Anna Armoneincentra il suo intervento su “Le novità in materia di responsabilità erariale”, richiamandosi al D.L. 16 luglio 2020, n.76, noto come “decreto semplificazioni”. In materia di responsabilità dei dipendenti pubblici, il decreto chiarisce come debba essere provata la sussistenza del dolo erariale e introduce una consistente limitazione temporale della responsabilità amministrativa sotto il profilo dell’elemento soggettivo. L’elemento intenzionale è limitato al solo dolo per la sussistenza della responsabilità dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti per quanto attiene alla produzione deidanni conseguenti alla condotta attiva del dipendente pubblico.
Per la Scuola in Europa, Mario Di Mauro argomenta su “La scuola, la società, l’emergenza… la comunicazione”ponendo un parallelo tra la propria cultura e il modo di far fronte all’inaspettato, come quello di un virus valutato pandemico o letale. La diffusione del virus ha comportato reazioni diversificate da parte dei diversi Paesi, proprio a seconda delle diverse interpretazioni del concetto stesso di emergenza nonché delle differenti ideologie politiche dei vari sistemi di governo. I comportamenti adottati dai diversi sistemi d’istruzione sono esemplari al riguardo.
A seguire, Rosaria Scottitratta de“I C.P.I.A. dal punto di vista normativo, organizzativo e culturale”,tracciando un breve ma efficace excursus sull’offerta formativa in età adulta, offerta basata sulla didattica modulare e su chiari percorsi definiti con i corsisti attraverso Patti Formativi, che considerano i crediti posseduti in ingresso, anche al fine di abbreviare i percorsi a tutela del tempo e de loro inserimento nel mondo del lavoro.
Per Giurisprudenza Scolastica,Stefano Callàentra nel merito di una questione sulla quale si riscontrano sovente confusioni interpretative fornendo “Chiarimenti su obbligo di istruzione, scolastico e formativo”.L’argomento si dipana dalla considerazione che l’obbligo d’istruzione rinvia al dovere dei genitori di impartire, o far impartire, l’istruzione ai propri figli.
Per Psicologia della Gestione, Vittorio Venutirende conto, in“Scuole in sicurezza: metodi e strumenti”,del seminario, con analogo titolo, che l’associazione Modifica 81, presidente la dirigente scolastica Franca Principe, ha organizzato il 18 e 19 settembre in quel di Acquafredda di Maratea. Un seminario che si pone come importante momento di approfondimento sul tema cruciale della gestione del servizio di prevenzione e protezione nelle scuole. X