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Dirigere La SCUOLA N.2/2022
La valorizzazione delle competenze non cognitive
Editoriale di Vittorio Venuti
Da un angolo della calza della Befana ha fatto capolino la proposta di legge n. 2372, “Disposizioni per la prevenzione della dispersione scolastica mediante l’introduzione sperimentale delle competenze non cognitive nel metodo didattico”,proposta presentata dall’intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà e approvata alla Camera dei deputati pressoché all’unanimità (340 voti favorevoli, nessun contrario e 5 astenuti).Riservata alle secondarie di primo e secondo grado, la propostasi pone l’obiettivo di superare le problematiche afferenti alla povertà educativa e alla dispersione scolastica in ragione del fatto che, dal “Rapporto sulla conoscenza” del 2018 dell’Istituto nazionale di statistica è emerso che al termine del primo ciclo di istruzione il 34,4 per cento dei giovani non aveva raggiunto un livello sufficiente di competenze alfabetiche, un dato che saliva al 40,1 per cento se si considerano le competenze numeriche. A tal fine, l’art. 1 della proposta di legge “prevede l’introduzione sperimentale e volontaria, nell’ambito di uno o più insegnamenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, delle competenze non cognitive, quali l’amicalità, la coscienziosità, la stabilità emotiva e l’apertura mentale, nel metodo didattico”.
La proposta, adesso all’esame del Senato, è stata presentata dall’intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà e prevede una sperimentazione che miri ad incrementare le cosiddette “life skill”, quelle abilità che favoriscono comportamenti positivi di adattamento e maggiore capacità di far fronte alle richieste e alle sfide di tutti i giorni.
Secondo la proposta, l’introduzione sperimentale delle competenze non cognitive di cui sopra“è effettuata nell’ambito degli ordinamenti e dei programmi vigenti ed è finalizzata a sviluppare negli studenti, tramite un’innovativa pratica didattica, abilità e competenze quali la flessibilità, la creatività, l’attitudine alla risoluzione dei problemi, la capacità di giudizio, la capacità di argomentazione e la capacità di interazione”.
Naturalmente, e c’era da vincere facile scommettendo, all’attuazione della sperimentazione, che avrebbe durata triennale e dovrebbe avere inizio già nel corrente anno scolastico,“si provvede senza incrementi o modifiche dell’organico del personale scolastico e senza la previsione di ore di insegnamento eccedenti rispetto all’orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti”. Il primo anno di sperimentazione sarebbe dedicato alla formazione dei docenti e gli anni successivi sarebbero dedicati all’introduzione delle CNC (l’acronimo ormai appare d’obbligo) nel metodo didattico. Alla formazione saranno destinati 1,5 milioni di euro. Non osiamo neppure pensare a come si svilupperà questa partita.
La proposta ha avuto il plauso del ministro Patrizio Bianchi:“Voglio ringraziare l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà e il Parlamento per il lavoro fatto e per l’attenzione che, ancora una volta, viene rivolta alle nostre studentesse e ai nostri studenti. L’obiettivo di tutti noi è garantire l’effettivo e pieno sviluppo di ogni giovane. Questo provvedimento contribuisce a costruire una scuola che mira alla formazione di qualità, per tutti e per ciascuno, e allo stesso tempo è luogo di relazioni. In altre parole una scuola che educa cittadine e cittadini consapevoli delle proprie capacità e inclusiva”.
Essendo risaputo, nel mondo scolastico, che esista un continuum tra competenze cognitive e non cognitive, è lecito chiedersi quali menti possono aver partorito un’idea del genere e quale rapporto significativo hanno con la scuola per architettare una siffatta proposta, che entra nel merito della didattica e della professionalità degli insegnanti. Da quale ricerca, da quali dati e su richiesta di chi ci si è mossi? Perché ancora sulla scuola devono ricadere scelte pensate altrove, che non tengono conto della pressione burocratica e organizzativa alla quale è sempre più sottoposta da qualche decennio?
Leggiamo che la scuola ha il compito di ricomporre il disorientamento verso il mondo circostante delle ragazze e dei ragazzi, quindi di fornirli degli strumenti per superare le criticità generate dalla pandemia, ma forse si ignora che su questo compito la scuola si è impegnata, e continua a farlo, fin dal primo istante senza bisogno di alcun decreto, perché il perseguimento del benessere dei bambini e dei ragazzi è argomento ed impegno prioritario per la scuola. Certamente, considerare le competenze non cognitive all’interno della relazionalità che sorregge il lavoro scolastico è importante, ma si tratta di questione che attiene alla sensibilità professionale, umana e sociale di ogni singolo docente, che un semplice corso di formazione, seppure ad hoc - e forse proprio per questo - non può soddisfare.
Panoramica degli articoli di questo numero.
Francesco G. NuzzaciIncentra il suo contributo, “La legge di bilancio per il 2022: la valorizzazione del personale può attendere”,sulla risposta deludente che il dispositivo ha previsto per gli insegnanti in merito agli aumenti promessi e attesi: La valorizzazione del personale sarebbe assicurata con i 300 milioni per alimentare il fondo dei docenti “per quelle funzioni aggiuntive che spesso assumono e che vanno oltre il loro ordinario lavoro”, Tradotto in numeri, si parla di circa 15 euro pro-capite (e per il personale ATA neanche quelli), così da realizzare nel complesso un aumento mensile lordo di 102 euro equivalenti a 50 euro netti. Il che rende arduo capire come la “valorizzazione del personale” possa ritenersi soddisfatta con risorse talmente irrisorie.
Luciana Petrucci Ciaschini propone la seconda parte de “L’anno di formazione e di prova del personale docente” (prima parte sul numero di gennaio 2022) nella quale tratta le finalità di tale periodo e le attività proprie che l’Amministrazione è tenuta ad espletare al suo termine: dai criteri di valutazione del periodo di prova al bilancio delle competenze che il docente neoassunto traccia in forma di autovalutazione e alle procedure per la valutazione. Il contributo offre un fac-simile di relazione del Dirigente scolastico al Comitato per la Valutazione e un fac-simile di Decreto di conferma in ruolo personale docente.
Pasquale Annesepropone “FERS REACTUEU ‘CABLAGGIO ISTITUTI SCOLASTICI’ E ‘DIGITAL BOARD’ Affidamento diretto e deroghe delle convenzioni Consip”, soffermandosi sulla possibilità ed opportunità di procedere all’acquisto dei beni e dei servizi relativi ai due avvisi tramite affidamento diretto. Il contributo è corredato da una bozza di delibera del Consiglio d’Istituto circa l’elevamento del limite per l’affidamento diretto e da un fac-simile di Determina di affidamento per importi superiori a 10.000 euro tramite OdA su MePA.
Tullio Faiamette a disposizione un corposo documento su“Il docente di sostegno: profilo e competenze professionali”,una guida che inquadra in modo esaustivo la figura dell’insegnante di sostegno e dell’importanza che la sua funzione può e dovrebbe assumere nel quadro delle relazioni culturali e formative che sostanziano la complessa dinamica che regola gli scambi tra alunni e docenti: non una figura a latere ma risorsa professionale assegnata alla classe per rispondere alle maggiori necessità educative che la presenza dell’alunno con disabilità comporta. Il contributo è arricchito da esempi operativi per ottimizzare il funzionamento di un consiglio di classe, un GLO, la gestione armonica del gruppo classe per un processo inclusivo di qualità.
Vittorio Trifoglio, in “Come procedere nella gestione dei progetti PON” tratta degli adempimenti che le scuole destinatarie dei finanziamenti ministeriali devono porre in essere per arrivare in concreto alla realizzazione dei PON.
Maria Rosaria Tosiani, in“Legge di bilancio 2022: Le novità in materia di trattamento di pensione”illustra tutte le novità che la nuova Legge di Bilancio 2022 (Legge 234 del 30/12/2021) ha introdotto in materia pensionistica che interessano tutti i dipendenti delle istituzioni scolastiche.
Michela Lellarileva che “Con la pandemia soffre anche la pedagogia”, esito del fatto che l’attenzione posta, ormai da due anni, principalmente sulla pandemia porta a leggere la realtà, compresa quella scolastica, essenzialmente dal punto di vista sanitario, enfatizzando la tendenza a trascurare gli aspetti educativi che, invece, richiedono di essere tenuti in debita considerazione. Si impone la necessità e l’urgenza di fare emergere il senso di un progetto educativo che rimetta in primo piano la “cura educativa”, nonostante la pandemia.
Ada Mauriziorileva, in “Un nuovo (o quasi) orario per gli Istituti Tecnici e Professionali”, che finora è stato poco esplorato il capitale di esperienze che dirigenti e docenti hanno accumulato per gestire l’organizzazione del tempo scuola, conciliando esigenze didattiche con le misure anti Covid. Vecchie questioni mai affrontate fino in fondo e i tanti e svariati problemi irrisolti hanno rappresentato un ostacolo imponente nella messa in atto di un’organizzazione oraria alternativa e flessibile in tutti gli ordini e gradi scolastici. Negli istituti tecnici e professionali la situazione appare più critica.
Mario Di Mauro, per la Scuola in Europa, definisce“Strano contenitore quello dell’Higher VET in Europa”,evidenziando che non è tanto il passaggio tra primaria e secondaria a porre interrogativi o problemi che non siano in via di principio noti e attesi ovunque, e neanche quello tra terziaria e mercato del lavoro perché già nella logica funzionale di ogni propria idealità progettuale: ad essere sempre più critico nel suo svolgersi oggi è il passaggio tra istruzione secondaria e istruzione terziaria, reso a fatica percorribile anche dal crescere in polivalenze professionali di ogni genere del ciclo superiore.
Gianluca Dradi, per Giurisprudenza Scolastica, tratta de“L’assenza ingiustificata alla visita medica di controllo domiciliare”dalle fonti normative alla procedura prevista in caso di assenza del lavoratore alla visita fiscale e alla giurisprudenza di merito.
Vittorio Venuti, per la rubrica di Psicologia della Gestione, rende omaggio al grande psicologo Albert Bandura, recentemente scomparso, trattando il tema “Autoefficacia e didattica metacognitiva”. La teoria del senso di autoefficacia (self-efficacy) si fonda sulla constatazione che le prestazioni individuali sono strettamente connesse alle credenze che le persone hanno circa le proprie capacità di produrre determinati effetti più che non alla realtà oggettiva delle cose. Da qui una pertinente riflessione sulla relazione insegnante-allievo e sull’opportunità di guardare con particolare attenzione alle convinzioni che l’alunno elabora in merito al proprio senso di autoefficacia, cioè alla stima che fa della propria abilità di riuscire nei compiti che lo riguardano.
Valentino Donà, per lo Sportello Assicurativo, affronta il caso di un alunno che, nell’ambito di una partita di calcetto, durante l’ora di educazione fisica, a seguito del contratto con una compagno cade e riporta una frattura all’omero con possibile invalidità permanente. Il tutto in assenza dell’insegnante che si era allontanato per compilare il registro di classe. Ne consegue la denuncia del legale della famiglia alla scuola e al Ministero PI rilevando la Responsabilità Civile della scuola. X