
Scuola dritta verso il fallimento?
Editoriale a cura di Vittorio Venuti
Quanto e per come la si voglia mettere, sembra proprio che la scuola viaggi dritta verso il fallimento. Le statistiche parlano chiaro: da circa vent’anni il numero di scuole è in diminuzione. Si attribuisce principalmente la colpa al calo demografico, in qualche modo parzialmente contenuto in ragione del fenomeno migratorio, ma non possiamo dimenticare che la grossa sforbiciata sia conseguenza delle due nefaste operazioni che hanno interessato il sistema d’istruzione in due tempi diversi, la prima nota col nome di “razionalizzazione” e l’altra col nome di “dimensionamento”, in ogni caso due eufemismi per dire “tagli” e far sparire migliaia di scuole senza, peraltro, un chiaro risconto “razionale”, visto anche l’irrazionale abbandono di molte aree geografiche. Tagli netti, che hanno riguardato, oltre le scuole, le figure dei dirigenti scolastici e dei direttori SGA, con parallelo appesantimento del carico di responsabilità di altri dirigenti e direttori costretti ad assumere la responsabilità gestionale e amministrativa di plessi scolastici anche territorialmente distanti tra loro e, in molte situazioni, anche numericamente consistenti, di fatto vanificando la declinazione della leadership educativa del capo d’istituto e, giocoforza, incidendo notevolmente anche sul versante didattico.
Dal report fornito dal MIM relativo all’anno scolastico 2024-2025 rileviamo che le istituzioni scolastiche statali funzionanti quest’anno sono state 7.600, di cui 7.437 sono scuole e 127 sono Centri per l’Istruzione degli Adulti (CPIA). Un numero, questo delle scuole, che racconta della situazione che si è venuta a determinare in seguito alla razionalizzazione e al dimensionamento che le ha interessate a partire dall’anno 2001, se consideriamo che, nel 2000 –2001, il numero delle istituzioni scolastiche era di 11.592 e che, dieci anni dopo, nel 2011-2012, si riduceva a 9.139 e che, nel 2021-2022, si ridimensionava ancora a 8.511, per attestarsi a 7.600 nell’anno appena concluso. Il calo è progressivo ed è lecito pensare che andrà a farsi sempre più sostenuto.
A fronte di un calo così pesante del numero delle istituzioni scolastiche, per contro si registra un incremento notevolissimo di alunni con disabilità, ben 362.115, numero che sembra destinato a crescere con non poche ripercussioni nella gestione delle classi, nelle quali sono sempre più presenti alunni con fragilità, certificati e non.
Ma qual è il problema? Il problema è che, accertata la diminuzione di alunni per calo demografico, anziché razionalizzare le spese del Ministero deputato all’Istruzione e mantenere in vita le scuole, si è preferito tagliarle, dirottando altrove i risparmi. L’azione più corretta sarebbe stata di ridurre il numero degli alunni per classe e curare più appropriatamente l’aspetto educativo, didattico, formativo. Le risorse finanziarie destinate altrove avrebbero dovuto essere impegnate per incentivare gli stipendi del personale, ormai ai limiti dell’indigenza.
Come si fa a credere che la scuola sia il luogo che prepara la futura classe dirigente, se chi la deve formare non è tenuto in considerazione neanche dal ministero per il quale opera, anzi da questo investito sempre più da una burocrazia opprimente? Non bastano le pacche sulle spalle se non c’è una politica di riconoscimento e di valorizzazione della funzione docente. Non basta assicurare un’aula perfettamente informatizzata in ogni scuola per assicurare un buon servizio; questo può essere assicurato solo dal personale che vi opera, meglio se si sente “visto” e considerato, opportunamente riconosciuto per la sua importanza e adeguatamente retribuito. Valorizzazione!
Ai piani alti ci si ricordi che la valorizzazione deve essere seguita, se non preceduta, da fatti concreti, altrimenti non ha alcun valore! Ci si interroghi su quale sia l’immagine che si ha degli insegnanti ponendo ben visibile, sullo sfondo, il loro stipendio, e poi, ancora ci si chieda quanto sia decoroso per lo stesso Ministero essere rappresentato da un personale su quale si riversano grandi aspettative ma che, di fatto, è lasciato ai margini dell’esistenza.
Gli articoli di questo numero:
Anna Armone scrive su “Prevenzione e contrasto del bullismo e cyberbullismo”. L’articolo analizza il Decreto Legislativo n. 99/2025, che aggiorna la normativa contro bullismo e cyberbullismo. Estende la tutela anche al bullismo tradizionale e rafforza il servizio “Emergenza Infanzia 114”. Introduce rilevazioni ISTAT biennali e obblighi informativi nei contratti digitali. Richiama la responsabilità dei genitori per gli atti dei figli online. Conclude segnalando alcune criticità, come l’assenza di educazione affettiva e un vero coinvolgimento scuola-famiglia.
Maria Rosaria Tosiani si centra su “Le abilità di inizio anno scolastico” proponendo una sintesi degli adempimenti sugli aspetti fondamentali di programmazione e gestione, soprattutto a vantaggio dei neo-dirigenti. Esemplari il quadro giuridico di riferimento delle competenze proprie del dirigente scolastico e la scheda ragionata dei principali adempimenti da compiere con l’inizio dell’anno scolastico.
In collegamento con il contributo precedente, ancora Maria Rosaria Tosiani si sofferma su “Cosa fare quando cambia il Dirigente scolastico”, ovvero come procedere per la modifica delle profilature sui portali utilizzati dalla scuola con il nominativo del nuovo dirigente scolastico.
Antonietta Di Martino illustra “I ruoli ‘di fatto’ nel sistema prevenzionistico: focus sul principio di effettività e sull’investitura ‘dal ‘basso’”, in particolare soffermandosi sulla individuazione dei ruoli, che dà consistenza alla prima fase del processo di gestione della sicurezza nella scuola. All’inizio dell’anno scolastico, caratterizzato spesso da un rilevante turnover del personale, tra gli adempimenti del dirigente scolastico senza dubbio vi è l’aggiornamento della documentazione della sicurezza e degli incarichi ad essa collegati.
Francesco G. Nuzzaci argomenta “Sulla presunta responsabilità erariale dei dirigenti scolastici nell’attuazione della progettualità del PNRR e nella attribuzione dei relativi compensi accessori” traendo l’abbrivio dalla lettura, su riviste on line di settore, di casi di responsabilità erariali in ordine alla progettualità per l’attuazione del PNRR, dopo i non positivi controlli mirati dell’Unità di missione presso il MIM disposti nei confronti di dirigenti scolastici.
Marta Brentan si sofferma su “La visita fiscale all’estero”, questione non infrequente, come potrebbe apparire. Non è raro, infatti, che un dipendente si ammali durante un soggiorno temporaneo all’estero, in cui magari si è recato per trascorrere un periodo di ferie o per effettuare delle cure. Ebbene, anche nel caso di malattia contratta all’estero il dipendente conserva gli stessi diritti del prestatore di lavoro che si trova in condizione di malattia all’interno territorio italiano.
Filippo Sturaro propone “Il nuovo decreto sezioni e classi a indirizzo differenziato Montessori”, un provvedimento che risponde alla necessità di riorganizzare, a partire dall’anno scolastico 2025/2026, i percorsi di differenziazione didattica ad indirizzo Montessori per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria, al fine di individuare gli opportuni raccordi con le vigenti Indicazioni nazionali per il curricolo, nonché di mettere a ordinamento i percorsi di differenziazione didattica ad indirizzo Montessori per la scuola secondaria di primo grado, in esito alla conclusione della sperimentazione nazionale autorizzata con D.M. n. 237/2021.
Marilù Federico ci coinvolge su un tema particolarmente interessante, “L’Europa in classe: l’internazionalizzazione ha acceso il cambiamento”, facendoci rivivere l’esaltante esperienza di Ersmus+ ed eTwinning di un piccolo Istituto Comprensivo del Sud Italia che sceglie di guardare oltre i propri confini, abbracciando l’internazionalizzazione come leva strategica per migliorare la qualità dell’insegnamento, rafforzare le competenze chiave, valorizzare il capitale umano e promuovere l’inclusione. Un’esperienza che ha indotto la scuola ad intraprendere un percorso di trasformazione che ha arricchito la didattica, motivato i docenti e acceso nei ragazzi il desiderio di scoprire, incontrare e imparare. Una sfida silenziosa ma potente: aprirsi al mondo per rinascere.
Mario Di Mauro per la rubrica La scuola in Euopa scrive su “Tra primaria e secondaria quali le differenze a scuola di qua e di là dell’Atlantico tra Occidenti?”. L’articolo esplora l’evoluzione dei sistemi educativi europei e nordamericani, mettendo a confronto approcci, valori e finalità. L’Europa punta su una formazione strutturata, attenta all’inclusione e al patrimonio culturale, mentre il modello americano privilegia flessibilità, pragmatismo e individualizzazione dell’apprendimento. Centrale è il ruolo dell’istruzione come strumento di crescita personale e coesione sociale, ma anche come riflesso di ideologie e modelli valoriali occidentali. L’analisi si estende alle sfide globali, come le disuguaglianze e l’influenza della tecnologia, sottolineando l’importanza di una scuola che prepari alla complessità del futuro.
Vittorio Venuti riprende ed approfondisce un tema già trattato: “Contro il bullismo riscoprire il senso del pudore e del rispetto”. In una società permissiva come quella che stiamo vivendo, assoggettata ad un consumismo smisurato, il pudore potrebbe sembrare una qualità fuori moda, come una cosa d’altri tempi. Oggi, impera l’idea di un mercato che si amplia a dismisura nella logica di mostrare tutto, e il di più di tutto, per suscitare il desiderio di possedere, fino ad instillare, già nei bambini, l’idea del volere, dell’acquisire ad ogni costo, del vivere in concorrenza. Ma è umana una società fatta esclusivamente di consumatori e utenti? E non è il pudore uno dei luoghi attraverso cui passa il nostro accesso alla libertà?
Stefano Callà, per I casi della scuola, presenta “Assistente amministrativo chiede il risarcimento dei danni per ambiente lavorativo stressogene ex art. 2087 cod. civ.”; un caso per cui la Corte di Cassazione, con sentenza del 2024, ha affermato che è configurabile il mobbing lavorativo ove ricorra l’elemento obiettivo, integrato da una pluralità continuata di comportamenti pregiudizievoli per la persona interni al rapporto di lavoro e quello soggettivo dell’intendimento persecutorio nei confronti della vittima, a prescindere dalla illegittimità intrinseca di ciascun comportamento; è configurabile lo straining, quando vi siano comportamenti stressogeni scientemente attuati nei confronti di un dipendente, anche se manchi la pluralità delle azioni vessatorie.
Per La scuola nella giurisprudenza, ancora Stefano Callà tratta il “Licenziamento per giusta causa del collaboratore scolastico: anche la sentenza di patteggiamento può avere rilevanza disciplinare” richiamando la sentenza della Corte di Cassazione n.1748 del 2024 che riconosce legittimo il licenziamento per giusta causa del lavoratore che abbia partecipato alla formazione di referti medici falsi con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento dell’invalidità civile.
Valentino Donà, per Sportello assicurativo, Tratta della “Uscita autonoma degli alunni: responsabilità e copertura assicurativa” rispondendo al quesito di un istituto comprensivo in cui alcuni genitori di alunni frequentanti le classi 4° e 5° della scuola primaria hanno richiesto l’autorizzazione per consentire ai propri figli di uscire autonomamente da scuola. Nel caso si verifichi un incidente, esiste una responsabilità diretta dell’Istituto? E, in caso di infortunio, la polizza assicurativa copre eventuali danni? X